martedì 17 novembre 2009

e in quei giorni io non andrò al lavoro.

Sono una donna in attesa (non di altre creature).
Cerco di non pensarci, magari evito di bloggare per un po’, scrivo stupidate sui social network vari, mi riempio le serate con corsi di vario tipo.. cerco insomma di fischiettare in mezzo alla pozza di sangue con cadavere annesso per poter dire “no no, io non so nulla, passavo per caso di qui.
E invece aspetto. aspetto di continuo.
E mentre cercavo un modo per farmi passare più velocemente il tempo in attesa di certe risposte, l’illuminazione. MAPORCABAGASCIANANATROIA. ma perché mi metto sempre nella situazione di essere in attesa? è evidente: il mio più grande problema è che non parlo. io faccio domande:

  • ti va se…?.
  • cosa dici se?
  • tu cosa ne pensi di..?
  • io andrei, tu che fai?

E poi ci sono quelle cose che invece continuerò ad aspettare finché vivo.
  • l’arrivo degli alieni
  • l’inversione dei poli magnetici
  • la teoria unificatrice delle forze naturali.

La morale? la conclusione? non c’è. non ogni storia ha un finale, non ogni cosa ha un perché, non tutte le frasi hanno un punto, non tutti i gelati d’estate si sciolgono, per ogni casa non c’è un gatto, le serie tv spesso non hanno senso, le pannocchie rubate sono più buone di quelle del nonno, csi ci mette un’ora a risolvere i casi qui in Italia ci vogliono due anni per scoprire che non tutte le prove sono state catalogate. quindi perché mai proprio i miei post dovrebbero avere sempre un senso?

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