mercoledì 16 settembre 2009

I have a dream

I have a dream, sogno un mondo nel quale uomini e donne, ragazzi ed anziani, potranno mettersi alla guida della propria automobile, selezionare la destinazione desiderata e, guidando, seguire le indicazioni dei cartelli, che automaticamente, qualunque sia il luogo in cui si trovino, non importa quanto lontana possa essere la meta, indicheranno fin dalla partenza, fin dal primo bivio, la direzione da prendere per giungere al luogo desiderato.
I have a dream. Un sogno nel quale il mondo si libererà di fili, cavi, tubi e quant'altro. Un mondo nel quale tutto sarà wireless, internet wi-fi, corrente wireless, acqua wireless.
I have a dream. Sogno il giorno in cui impareremo a flettere le leggi della fisica a nostro piacimento, un mondo nel quale un litro d'acqua non occuperà necessariamente il volume di un cubo di 10 cm di lato, ma potrà essere compresso in spazi più ridotti.
I have a dream, molti in verità, ma se anche solo uno di questi un giorno verrà realizzato, io sarò una persona incredibilmente felice (e mi aspetto il nobel per la fiducia nel progresso, porcalamiseria!).

giovedì 3 settembre 2009

ecco, se non sai cosa dire, non dirlo.

come ogni sera, nel miserabile tentativo di prendere sonno, decido di leggere. Ieri mi convinco che è arrivato il turno di Geo, che da agosto giace, non letto, sul comodino. Apro e subito in prima pagina mi trovo una lettera di una certa, boh, Caterina, che spiega al direttore della testata in questione (spinta da un sondaggione del mese precedente) quale sia il processo mentale che la spinge, di mese in mese, ad acquistare il suo amato Geo. Comincio a leggere. Tralascio che dica subito che in pratica non sceglie, e che tutt’al più ha scelto, visto che al momento è un'abbonata. Capisco però di aver fatto un terribile errore circa alla quinta riga, quando, tutta contenta, Caterina, Cristina, Elisabetta, vabbè, si dipinge come una persona che (apro le virgolette, ma vado a memoria) “nella vita agisce d’impulso e prende decisioni che non si rivelano sempre felici” (ometto il pensiero, “chissà se l’abbonamento a Geo è tra queste scelte infelici”). E fin qui, penso io, niente di strano, famiglie intere che agiscono d’impulso, delle volte pentendosene. Riga successiva: “sono sempre stata contenta delle mie scelte”. Rileggo, giuro, un paio di volte finché mi arrendo alla constatazione che il direttore di una testata ha davvero permesso la pubblicazione di una lettera con pesantissimi errori sintattici-lessicali o quel che volete.
Io, che è evidente, voglio farmi male, a questo punto procedo ancora più convinta nella lettura, chiedendomi se alla fine uscirà il tanto famoso Deux ex machina che come nelle migliori tradizioni risolve ogni mistero e rimette le tessere al loro giusto posto. Subito accontentata tre righe dopo leggo “sono una persona riflessiva”. riflessiva, signorina, lo sa che non è sinonimo di impulsiva?
La chicca: alla fine di questa lettera, che è un affronto ad ogni lettore dotato di un minimo pensiero logico-razionale, giustifica (immagino io, anche se dubito seriamente che il testo abbia ricevuto una seconda lettura dall’autore) l’APPARENTE contrasto tra le due affermazioni dicendo “cioè, io rispondo/agisco velocemente, ragion per cui appaio impulsiva, ma in realtà ragiono più velocemente degli altri per cui faccio tutti i pensieri necessari solo che VOI magari non ve ne accorgete”.

Ecco, cara Francesca, Giuseppina o come caspita ti chiami. Io credo, in verità, che ragioni COSI’ velocemente, che i tuoi pensieri fuoriescono attraverso la tua bocca o in questo caso la tua penna senza che tu ne abbia la seppur minima coscienza. Anzi, mi auguro per te che sia così. E, scusi, signor direttore, io avrei una domanda. Ma proprio dal profondo del cuore. Ma lei questa lettera l’ha pubblicata per metterci a parte delle profonde risate che si è fatto leggendola, vero?